a cura di Mariachiara Albicocco
5 maggio 1821, sfido chiunque a non conoscere
quale anniversario cade in questa data! Sarà
che l'abbiamo studiata tutti la poesia del Manzoni,
sarà che quel giorno morì uno dei personaggi
più importanti della storia
sarà
come sarà... ma la morte di Napoleone
è stata sempre motivo di dibattito, i medici
in quei tempi si pronunciarono ufficialmente attribuendo
il decesso ad un tumore allo stomaco. Poi negli anni
'60 uno studio rilevò un'alta concentrazione
di arsenico nei capelli dell'imperatore, si parlò
subito di attentato, Napoleone era stato avvelenato
dai carcerieri a Sant'Elena durante l'esilio.
Bene, oggi si scrive un'altra pagina della storia, i
ricercatori dell'INFN, l'Istituto Nazionale di Fisica
Nucleare delle sedi di Milano Bicocca e Pavia che cosa
hanno scoperto? Ce lo spiega il prof. Ettore Fiorini,
docente di Fisica Nucleare all' Università Milano
Bicocca e responsabile del Laboratorio INFN.
Ascolta l'intervista
realizzata da Mariachiara Albicocco

Il reattore usato dall'INFN per l'analisi dei capelli di Napoleone
Non è stato un avvelenamento da arsenico a uccidere Napoleone
a Sant'Elena. Lo afferma un nuovo, meticoloso esame svolto dalle
sezioni dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN)
di Milano-Bicocca e Pavia, assieme alle Università degli
Studi di Milano-Bicocca e Pavia.
I fisici hanno utilizzato il piccolo reattore nucleare dedicato
esclusivamente alla ricerca dell'ateneo pavese, mettendo in campo
tecniche messe a punto per un esperimento (chiamato "Cuore")
in preparazione ai Laboratori Nazionali del Gran Sasso.
La ricerca, che verrà pubblicata sulla rivista "Il
Nuovo Saggiatore" è stata compiuta su diversi
tipi di capelli. Sono stati presi infatti campioni prelevati da
Napoleone Bonaparte fanciullo in Corsica, durante il suo esilio
nell'Isola d'Elba, nell'isola di Sant'Elena il giorno della sua
morte (5 maggio 1821) ed in quello successivo (6 maggio 1821).
Assieme a questi, sono stati utilizzati anche capelli prelevati
dal Re di Roma (il figlio di Napoleone) negli anni 1812,1816,1821,1826
e infine altri prelevati all'Imperatrice Josephine alla sua morte
nel 1814. I capelli provenivano dai musei Glauco-Lombardi di Parma,
Malmaison di Parigi e dal Museo Napoleonico di Roma. Assieme a
questi capelli "storici", si sono esaminati, per comparazione,
anche dieci capelli di persone attualmente viventi.
I capelli sono stati inseriti in capsule e quindi inseriti nel
"core" del reattore nucleare di Pavia. La tecnica usata
è quella della "attivazione neutronica" che ha
due enormi vantaggi: da un lato, infatti, non è distruttiva
e dall'altro permette di ottenere risultati di grandissima precisione
anche su campioni di piccolissima massa quali i capelli umani.
I ricercatori hanno stabilito in questo modo la presenza di arsenico
in tutti i capelli esaminati. Si cercava questo elemento perché
da decenni diversi storici, scienziati e scrittori hanno avanzato
l'ipotesi che Napoleone fosse stato avvelenato dai suoi carcerieri
a Sant'Elena durante la sua prigionia seguita alla sconfitta di
Waterloo.
Gli esami hanno riservato alcune sorprese.
La prima, è che il livello di arsenico presente in tutti
i capelli di due secoli fa supera di ben due ordini di grandezza
(cioè cento volte) il valore medio riscontrato nei capelli
odierni. I capelli dell'Imperatore, infatti, presentavano un valore
medio di presenza dell'arsenico attorno a dieci parti per milione,
mentre i capelli dei nostri contemporanei raggiungevano un valore
attorno al decimo di parte per milione. In altre parole, l'ambiente
nel quale erano immerse le persone agli inizi dell'ottocento portava
evidentemente alla ingestione di quantità di arsenico che
oggi riterremmo pericolose.
La seconda sorpresa riguarda la differenza della concentrazione
di arsenico tra il Napoleone ragazzo e i suoi ultimi giorni a
Sant'Elena. Per i ricercatori, e in particolare per i tossicologi
che hanno partecipato allo studio, è evidente che non si
può parlare in questo caso di avvelenamento, ma di un costante
assorbimento dell'arsenico.
La tecnica
Le tecniche e i metodi di misurazione nucleari sono per loro natura
non distruttivi, perché incidono sui nuclei degli atomi
e non sulle nuvole di elettroni che rappresentano il mondo percepibile
attraverso i nostri sensi.
La tecnica adottata in questo caso ha una sensibilità altissima:
è in grado di individuare la presenza di una sostanza anche
quando ce n'è un solo atomo su un miliardo di altri atomi
(cioè una parte per miliardo). Questo è possibile
eliminando tutto il "rumore di fondo", cioè tutte
le contaminazioni che possono essersi depositate sui campioni
da esaminare, in questo caso i capelli. Per questo, i capelli
sono stati accuratamente lavati prima di essere "bombardati"
per 8 ore con un flusso di neutroni. Questi neutroni vengono "catturati"
dall'arsenico che si trasforma in un isotopo, l'arsenico 76, che
però è instabile, quindi radioattivo. I nuclei radioattivi
vengono quindi individuati attraverso la misura della radiazione
gamma emessa durante il loro decadimento. La tecnica consente
di capire non solo quale sia l'elemento in tracce presente nei
capelli, ma anche di determinarne la concentrazione raggiungendo,
in molti casi, sensibilità non paragonabili a quelle di
altre tecniche normalmente in uso.
QUI trovate il
documento dell'INFN che illustra la scoperta
16.02.08
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